sabato 25 giugno 2011

•Recensione: DAVID NICHOLLS - Le domande di Brian (Starter For 10)

The Man with the child in his eyes.

Ah, ardua la vita da giovani matricole! 
E' il 1985, siamo in Inghilterra e Brian Jackson pensa che nella vita non otterrà più nulla di veramente buono, nobile e puro come i risultati agli esami delle secondarie. Tuttavia, alle soglie dell'Esperienza Universitaria, l'eccitazione sgomina senza difficoltà i tormenti adolescenziali  e Brian è pronto per affrontare il rituale mistico e ancestrale che segna il passaggio dalla spensierata giovinezza alla matura e indipendente  consapevolezza dell'età adulta. E quale miglior approdo se non un prestigioso college di Bristol può garantire il corretto sbocciare delle speranze di un giovane talentuoso, saturo di voglia di vivere?

Brian Jackson sembra saperlo davvero bene. Aspetta con ansia l'autunno e nelle prime pagine, narrate dal suo effervescente e squisitamente ironico punto di vista, ci regala una visione molto edulcorata della vita universitaria che lo aspetta.
In fondo, qualunque giovane può essere sorpreso ad immaginare la gioia di andare a lezione prendendo a calci le foglie in un panorama settembrino e rigorosamente british, o l'idillio nel discutere appassionatamente di poesia metafisica con una ragazza affascinante di nome Emily, Catherine o, perché no, Alice, ovviamente dotata di un'intelligenza fervida, di un sorriso smagliante e di un adorabile caschetto alla Sophie Marceau. E, ancora, vogliamo togliere a questo giovane di belle speranze la possibilità di fantasticare sul  cruciale seguito nella mansarda dell'affascinante interlocutrice, a fare l'amore per ore e ore davanti al caminetto elettrico? Certo che no. E per completare l'atmosfera da cartolina, basta aggiungere qualche verso di T.S. Eliot, un porto d'annata e la musica di Miles Davis. 
Ma ritorniamo con i piedi per terra.

Senza dubbio quell'autunno dell'85 è un momento molto importante per Brian Jackson: una svolta sta arrivando; ma alla lirica immagine del diciottenne strappa-vesti, sostituiamo quella di un riflessivo e timido ragazzo di provincia, orfano di padre e oberato dagli interrogativi tipici dell'età: chi sono, cosa faccio, dove andrò.
Come molti suoi coetanei Brian è un goffo sbarbatello, sinceramente imbarazzato dalla madre eccessivamente apprensiva che, dopo la morte del marito, ha allevato l'unico figlio maschio tirandosi su con il whisky. E neanche Brian scherza da questo punto di vista. Ha trascorso i suoi ultimi anni di vita dilapidando tonnellate di tempo -e denaro- ubriacandosi nei pub e inseguendo amori fatui e impossibili, lasciandosi cullare dalle romantiche note delle sua amata Kate Bush
I suoi compagni di bagordi sono Spencer e Tone, rispettivamente "quello tosto" e la reincarnazione di Conan il Barbaro, che lo trattano come un disagiato gay lord. Entrambi, infatti, hanno mollato gli studi e vivono la propria gioventù sbrucciacchiata fra furtarelli, sbronze, risse e lavoro in nero. Fra di loro Brian, completamente immerso in una realtà tipicamente post-puberale e continuamente intento a destreggiarsi fra ansie, turbe, tremori e ormoni. I risultati, a dirla tutta, sono abbastanza scarsi. Per la gente che lo circonda, i suoi difetti sembrano superare in gran misura i pregi; l'atroce acne, il senso dubbio di un umorismo terrificante, l'inesperienza sessuale e la costante capacità di ficcarsi in situazioni estremamente imbarazzanti, rendono Brian una sorta di freak, un concentrato di potenzialità intrappolate in un guscio eccessivamente goffo e ingombrante, che neanche un look alla Graham Green sembra riuscire a scalfire. 
E l'esperienza universitaria non sembra migliorare le cose. Anzi.

A Bristol Brian si trova intrappolato in una stanzetta minuscola, inutilmente impreziosita dal suo personalissimo futon (un materasso appoggiato per terra), costretto a dividere l'alloggio con due inutili, odiosi e conservatori  Tory, sputati fuori da chissà quale scuola privata e con un debole viscerale per gli sport estremi e la birra fatta in casa. 
Già dalla prima serata, che lo vede protagonista di un party di dubbia moralità dal tema "Preti e Puttanelle", Brian farà esperienza dei suoi compagni di college, talvolta inquietanti (vedi Chris, l'hippie dalle mani luride), oppure mostruosamente ridicoli, o ancora belli, vincenti e sempre a loro agio. E soprattutto Brian conoscerà due donne.  

La prima è Alice Harbinson, la più straordinaria, intelligente, sensuale, affascinante ragazza dell'intero pianeta - ovviamente dal punto di vista di Brian - , biondissima reincarnazione di Barbie, volitiva ma affettuosa, che però non sembra completamente ricambiare l'affetto di Brian. Almeno, non quel genere di affetto. Bellissima, ricca, spigliata e sessualmente attiva, Alice, per tutto il romanzo, sarà il più lucente pensiero fisso di Brian, che sarà tuttavia strappato in malo modo dalle proprie fantasie erotiche da Rebecca Epstein, il suo esatto opposto.
Bruna, scontrosa e problematica, Rebecca è ebrea e marxista convinta, politicamente impegnata, dotata di un'intelligenza notevole e di una dialettica tagliente; la brillante Rebecca lascerà, infatti, spesso e volentieri il povero Brian senza parole, fatto che la porterà a maturare l'idea di trovarsi di fronte un essere biologicamente arretrato, verso il quale inizierà però a provare un'insana attrazione.

Così inizia l'avventura universitaria di Brian e chiunque sia un pò pratico di anni ottanta, coglierà infiniti riferimenti a tutto ciò che, in quell'epoca, era utile a un diciottenne sbarbatello per darsi una parvenza di intellettualità. Brian, in giacca di velluto e camicia da nonnetto, tappezzerà accuratamente il suo alloggio con cartoline di James Dean, Che Guevara e Beckette, pontificherà sentenze demagogiche su La corazzata Potëmkin e citerà fino alla nausea qualsiasi aforisma di Donne, Eliot o Fitzgerald - un bel colpo assegnato da Nicholls per accattivarsi tutti i lettori nostalgici. 

Fra sogni di gloria e lezioni soporifere, Brian si troverà, oltretutto, a dover affrontare la televisione: verrà infatti selezionato -in maniera più o meno lecita- per partecipare al famoso gioco a quiz University Challenge, ritrovandosi catapultato all'interno di un bizzarro  gruppo di geeks, con un caposquadra isterico e vanesio; perché Brian è imbranato e grottesco, ma ha un talento particolare nel rispondere agli strampalati quesiti dei quiz, grazie alla sua memoria di ferro e a una discreta cultura generale. Una qualità tanto notevole, quanto inutile.

E' proprio il significato della vera intelligenza a costituire il tema portante del romanzo e a determinare il percorso "di formazione" di cui Brian sarà protagonista.
Da una parte c'è Alice, sfavillante portavoce della upper class, colei che non si è mai veramente impegnata nella vita, ma che ha ottenuto tutto ciò che voleva grazie alla sua bellezza e alla sua fortuna. Alice è una vincente, maliziosamente ingenua, talmente concentrata su sé stessa da non accorgersi del dolore che arriva a procurare a chi le sta vicino. E' semplicemente bella e, come ripeterà sovente Brian, sa di esserlo
Con poche mosse ben piazzate e il giusto numero di sorrisi zuccherosi è in grado di accattivarsi qualunque uomo in circolazione, è popolare, spigliata, sempre a proprio agio, apparentemente invincibile... ma è questa la vera intelligenza? 

Poi vi è Brian, imbranato come pochi e sinceramente imbarazzante, ma non stupido. Infatti -quando è sobrio- nessuno è pronto a mettere in dubbio le sue conoscenze, che gli permettono di diventare l'asso nella manica della squadra di University Challenge. Eppure possiamo definirlo intelligente?Brian conosce tantissime cose: sa qual'è il nome latino dei comuni volatili domestici inglesi, le capitali di tutti gli Stati del mondo, conosce a memoria il teatro di Shakespeare, i romanzi di Dickens e ogni singola parola di qualunque canzone che Kate Bush abbia mai inciso. Ancora, riesce a destreggiarsi fra le conoscenze più disparate, dalle mogli di Enrico VIII alle rocce magmatiche, dal significato delle parole "albedo" e "peripatetico" alla differenza fra fissione e fusione nucleare; eppure le cose più importanti e semplici come l'amicizia o l'amore, oppure, semplicemente, la capacità di essere decorosi, dignitosi e felici, sembrano essere totalmente al di fuori della sua comprensione. Brian è un totale disastro nel campo delle relazioni umane, come avrà occasione di accorgersi nel corso del romanzo, ma le lezioni più importanti da questo punto di vista non gli verranno impartite dalla "vincente" Alice, ma da Rebecca

Il rapporto di Brian con Rebecca servirà a Nicholls per evidenziare abilmente la differenza fra la vera intelligenza -quella della ragazza- e la mera acquisizione di conoscenze. Con Rebecca, Brian discuterà di politica, classi sociali, ingiustizie e amore frustrato e imparerà a difendere sé stesso, la propria natura e le proprie scelte. Al contrario, il rapporto con Alice e la sua borghesia troverà Brian condannato fin dall'inizio - sarà un fiasco dietro l'altro, mentre lei sembrerà provare unicamente pietà per lui, trovandolo, tuttavia, piuttosto divertente. Accecato dalla bellezza della ragazza, il nostro protagonista incasserà colpi su colpi e, credetemi, la visita al cottage degli Harbinson sarà quasi dolorosa da leggere.

L'esperienza universitaria di Brian sarà quindi ben lontana dall'iniziale visione idilliaca e la transizione all'età adulta non si rivelerà solo difficile, ma anche alquanto dolorosa. La sua narrazione ci rappresenterà un infinito susseguirsi di amicizie incasinate, occasioni sprecate, conversazioni fatue, giornate gettate al vento, osservazioni stupide e battute inopportune, che renderanno impossibile non provare almeno un minimo di simpatia per un protagonista così incredibilmente umano. 

Un'avventura, quella di Brian, dolce-amara, ma piacevolissima da leggere, anche solo per il tono scanzonato e la straordinaria autoironia con cui ci viene presentata. Siamo ancora ben lontani dalla lucida e complessa ribellione di Holden, oppure dalla raffinata giocosità umoristica di Hornby, e non ci troviamo neppure di fronte al nerbo socio-politico di Coe, ma, senza dubbio, come esordio non è niente male e Nicholls si dimostra uno scrittore di vero talento, dotato di autonomia, vitalità e sufficiente originalità.
Le domande di Brian si legge molto velocemente e restituisce perfettamente il sapore di un'età e di un ambiente ben precisi; scorre semplice e leggero, come un bel programma televisivo -Nicholls nasce come autore per la BBC!- , divertente, incisivo e scintillante. Manca, tuttavia, la profondità di una visione a tutto tondo, che, probabilmente, la lettura dell'opera più famosa di David Nicholls, Un Giorno, sarà in grado di regalare.
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Nelle immagini:
Screenshot from Starter For 10 (2006) - Directed by Tom Vaughan
1) Starter for 10 - Poster
2) James McAvoy
3) James McAvoy as Brian Jackson
4) James McAvoy as Brian Jackson, Benedict Cumberbatch as Patrick Watts and Elaine Tan as Lucy Chang
5) Alice Eve as Alice Harbinson, James McAvoy as Brian Jackson and Rebecca Hall as Rebecca Epstein
6) University Challenge group
7) James McAvoy as Brian Jackson and Elaine Tan as Lucy Chang
8) James McAvoy as Brian Jackson and Rebecca Hall as Rebecca Epstein
9) Elaine Tan as Lucy Chang, Alice Eve as Alice Harbinson and James McAvoy as Brian Jackson

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