sabato 23 aprile 2011

•Recensione: BERNARDIN DE SAINT-PIERRE: Paul et Virginie


•Il Libro: «N'aie pas peur, je me seas bien fort avec toi.»

Paul et Virginie - William Calder Marshall
Hans Axel Von Fersen era un uomo che di certo non passava inosservato.
Alto ben un metro e novanta, atletico, spalle larghe e volto aperto, colpiva i cuori delle nobildonne di tutta Europa con i suoi brillanti occhi azzurri, ornati da lunga ciglia nere, e la sua aria misteriosa e riservata, che gli avevano fatto guadagnare l'appellativo di Le Beau Fersen. L'indiscusso fascino che lo accompagnava fin dalla più giovane età colpirono in particolare il cuore di una delle regine più famose della storia, Maria Antonietta, che lo conobbe a soli diciotto anni durante un ballo in maschera.
L'amore appassionato, platonico o fisico che fosse, che sbocciò fra la Delfina di Francia e il bel svedese era cosa nota anche all'epoca: contemporanei sostennero che Maria Antonietta era addirittura incapace di dominarsi al cospetto del conte, principiando a tremare chiaramente alla presenza inaspettata del suo amante.

Nonostante le numerose relazioni amorose delle quali Maria Antonietta venne tacciata, di certo la più plausibile rimane quella con Fersen, che le rimase vicino anche nei tremendi momenti del Grande Terrore.
Leggenda vuole, infatti, che nel 1791, prigioniera dei rivoluzionari nelle Tuileries, Maria Antonietta sentisse l'esigenza di comunicare con il suo fascinoso amante, ma braccata dai propri persecutori necessitasse di un codice. Le venne quindi in mente di usare come cifrario un libro, una storia romantica che entrambi, come due novelli Paolo e Francesca, avevano grandemente amato. Si trattava di un racconto uscito pochi anni prima, di straordinario successo e con l'eccezionale potere di far palpitare i cuori e lacrimare gli occhi di tutta la Francia: il celeberrimo romanzo di Bernardin de Saint Pierre, Paul et Virginie.

Bernardin de Saint-Pierre
Pubblicato al tramonto del Secolo dei Lumi, Paul et Virginie è considerato il capolavoro di Saint-Pierre e una delle perle più pregiate della letteratura settecentesca francese.

Fin dal principio la tragica e straziante storia d'amore fra i protagonisti, Paul e Virginie appunto, scosse l'intera Francia lettrice: migliaia di bambini furono battezzati con i nomi dei due celebri amanti e l'isola Mauritius, idilliaca ambientazione del romanzo, li elesse come proprio simbolo. Si tratti di un albergo, una statua o una citazione, per l'odierno turista a cui capiterà (per sua fortuna) di aggirarsi per le strade di Port Luis non sarà di certo difficile incappare in un'opera dedicata ai due amanti, come il monumento a Curepipe o la sua copia esposta al Blue Penny Museum.

 La Tempête - Pierre Auguste Cot
Il principale motivo di successo del romanzo -un racconto lungo a tutti gli effetti, di neppure 150 pagine- è da ricercare senza dubbio nella figura di Virginie de la Tour, indimenticabile protagonista femminile delle vicende. Dolce fanciulla illibata, Virginie incarna mirabilmente, nelle intenzioni dell'autore, quell'Amore insieme platonico e cristiano che, dalla letteratura quattrocentesca al Romanticismo, ha assunto un ruolo decisivo nella cultura occidentale.
Neppure il più cinico dei lettori sarebbe in grado di rimanere impassibile di fronte alla purezza angelica e all'ancestrale ingenuità della fanciulla che, per l'intera sua breve esistenza, infranta dal contatto con la corrotta e crudele civiltà europea, ama con tutto il cuore Paul e si spende senza riserve per ogni creatura di Dio.

L'Amore elegiaco, intenso e purissimo provato dai due giovani segnò fortemente molte personalità della letteratura del vecchio continente, destinate a passare alla storia: fra questi Goethe, Manzoni, Balzac e Gozzano. A colpire, inoltre, era il fascino sapiente delle scrittura di Bernardin De Saint-Pierre, in grado di comporre in pochi tratti un classico lieve e profondo, impegnato come non mai sul versante etico e spirituale.

Le Printemps - Pierre Auguste Cot
Il tragico idillio di Paul e Virginie, trova il proprio palcoscenico in un ambiente naturale esotico e selvaggio, facilmente identificabile con  "la terra della felicità perduta" rousseauiana. Del pensiero di Rousseau, non a caso amico intimo dell'autore, Paul et Virginie richiama, infatti, molti aspetti: il mito tipicamente settecentesco di una condizione di naturale innocenza, la figura del "buon selvaggio", l'ideale di un'umanità eccellente, libera da costrizioni e pregiudizi, affrancata da ogni malvagità ed egoismo e completamente in armonia con la Natura in cui si trova immersa.
Paul e Virginie si amano fin dall'infanzia e nel bucolico paesaggio tropicale vivono un'esistenza dominata dalla felicità più candida. La semplicità e la naturalezza della vita sull'Isola Mauritius si riflette anche nell'amicizia che lega la madre di Virginie, la nobile Madame de la Tour, e quella di Paul, Marguerite, una contadina bretone, entrambe accomunate da un tragico destino che le ha portate a rinnegare le proprie origini e a "rinascere" nella colonia francese. L'intenso e apparentemente inscalfibile idillio fra i protagonisti giunge al termine dal momento in cui una ricca e dispotica zia chiama improvvisamente Virginie in Francia per darle un educazione. Con l'imbarco della fanciulla il legame con Paul è destinato a infrangersi, fino a quando la morte non riunirà i due amanti, separati e tormentati da una civilità straniera, avversa e sconosciuta, ormai molto lontana dall'umanità autentica.

Paul et Virginie non è in sè solo un testo poetico e struggente, ma è in grado di sfruttare i registri dell'immaginazione fino a raggiungere una vera e propria meditazione metafisica.
Infatti Bernardin de Saint-Pierre scrive Paul et Virginie con «Lo scopo d'indicare la natura e, approssimativamente, l'estensione dei cambiamenti indotti dall'azione dell'uomo nelle condizioni fisiche del globo che abitiamo; mostrare i pericoli che può produrre l'imprudenza, e la necessità di precauzione in tutte quelle opere che, in grandi proporzioni, s'interpongono nelle disposizioni spontanee del mondo organico ed inorganico; suggerire la possibilità e l'importanza del ristabilimento delle armonie perturbate, e il miglioramento materiale di regioni rovinate ed esaurite; e illustrare incidentalmente il principio che l'uomo è, tanto nel genere quanto nel grado, una potenza di un ordine più elevato che non sia qualunque altra forma di vita animata che al pari di lui si nutre alla mensa della generosa natura».

Le Naufrage - Claude Joseph Vernet
I veri meriti di Paul et Virginie, tuttavia, sono quelli proprio di una storia raccontata in lingua semplice, naturale e vera, capace di toccare il cuore comune del mondo. E' in questa accezione che Paul et Virginie diventa un opera classica preminente, popolarissima al momento della pubblicazione ma, oggi, quasi dimenticata.
Perfino Guido Gozzano, toccato dalla profonda purezza stillante dalle pagine di Saint-Pierre, decide di rendere omaggio alla sventurata vicenda di Paul e Virginie, componendo una delle sue poesie più tragiche e commoventi, dedicata ai "figli dell'infortunio", amanti miserabili di una "giocosa aridità larvata di chimere".

Io fui Paolo già. Troppo mi scuote
il nome di Virginia. Ebbro e commosso
leggo il volume senza fine amaro;
chino su quelle pagine remote
rivivo tempi già vissuti e posso
piangere (ancora!) come uno scolaro...
[...]

Virginia ride al limite del bosco
e trepida saluta...
Risorge chiara dal passato fosco
la patria perduta
che non conobbi mai, che riconosco...
[...]

Virginia, ti rammenti
di quella sempiterna primavera?
Rammenti i campi d'indaco e di the,
e le Missioni e il Padre e il Viceré,
quel Tropico rammenti, di maniera,
un poco falso, come piace a me?...
[...]

Ti chiamavo sorella, mi chiamavi
fratello. Tutto favoriva intorno
le nostre adolescenze ignare e belle.
Era la vita semplice degli avi,
la vita delle origini, il Ritorno
sognato da Gian Giacomo ribelle.
Di tutto ignari: delle
Scienze e dell'Indagine che prostra
e della Storia, favola mentita
[...]

Immuni dalla gara che divampa
nel triste mondo, crescevamo paghi
dei beni della rete e della freccia;
[...]

Era la nostra vita come quella
dei Fauni e delle Driadi felici.
[...]

Ma giunse l'ora che non ha conforto.
Seco ti volle nei suoi feudi vasti
la zia di Francia, perfida in vedetta.
Il Viceré ti fece trarre al porto
dalle sue genti barbare! E lasciasti
lacrimando la terra benedetta,
ogni cosa diletta
più caramente, per la nave errante!
Solo, malcerto della mia sciagura,
vissi coi negri e le due madri affrante;
ti chiamavo; nei sassi e nelle piante
rivedevo la tua bianca figura
che non avrei rivista...
[...]

Appaiono le vele
del San Germano al balenar frequente,
stridono procellarie gemebonde,
albàtri cupi. Il mare si confonde
col cielo apocalittico. La gente
guata la nave tra il furor dell'onde.
Tutto l'Oceano Indiano
ribolle spaventoso, ulula, scroscia,
ma sul fragore s'alza un grido umano
terribile d'angosca:
- Virginia è là! Salvate il San Germano!... -
[...]

Il San Germano affonda. I marinai
tentano indarno il salvataggio. Tutti
balzano in mare, da che vana è l'arte.
[...]

Virginia ecco in disparte
pallida e sola!... Un marinaio nudo
tenta svestirla e seco darsi all'onda;
si rifiuta Virginia pudibonda
(retorica del tempo!) e si fa scudo
delle due mani... Il San Germano affonda;
il San Germano affonda... Un sciabordare
ultimo, cupo, mozzo:
e non rivedo al chiaro balenare
la nave!... Il mio singhiozzo
disperde il vasto singhiozzar del mare.
[...]

Era l'alba e il tuo bel corpo travolto
stava tra l'alghe e le meduse attorte,
placido come in placido sopore.
Muto mi reclinai sopra quel volto
dove già le viole della morte
mescevansi alle rose del pudore...
[...]

Morta giacevi col tuo sogno intatto,
tornavi morta a chi t'amava tanto!
Nella destra chiudevi il mio ritratto,
con la manca premevi il cuore infranto...
- Virginia! O sogni miei!
Virginia! - E ti chiamai, con occhi fissi...
- Virginia! Amore che ritorni e sei
la Morte! Amore... Morte... - E più non dissi.

martedì 12 aprile 2011

•Recensione: NEIL GAIMAN - American Gods


•Il Libro: l'America non è terra per gli dèi.

Cover di American Gods
Se oggigiorno esistono ancora autori fantasy con qualche idea originale per la testa, beh, uno di questi è proprio Neil Gaiman.
Divenuto celebre internazionalmente come fumettista, autore della serie cult The Sandman, punta di diamante della Vertigo, Gaiman consacra la propria carriera di scrittore di romanzi per adulti con American Gods, forse la sua più celebre e premiata opera.

Vi sono numerosi aspetti sconcertanti in American Gods, che disorientano l'ignaro lettore che si aspetta un trattamento tradizionale della materia, ma sono proprio questi aspetti dissestanti che rendono il libro più innovativo e interessante di quanto sarebbe stato altrimenti.
American Gods è essenzialmente una gothic novel dalle premesse molto ambiziose, ma che svolge la propria intricata matassa narrativa in una successione di episodi e digressioni che sfidano apertamente le convezioni di un romanzo gotico o horror. L'azione non è serrata, la suspense è praticamente inesistente nella quasi totalità del racconto, c'è poca violenza, poco sangue e poco interesse per i particolari più raccapriccianti e disgustosi. La vera anima goticizzante del titolo, infatti, come già scritto, non rispetta i canoni e non si realizza nell'azione, bensì nell'abilità dell'autore di ricreare immagini e atmosfere tali da rimandare ad un universo noir e melancolico, un'America fredda e inospitale popolata da personaggi in scala di grigi, bloccati in un passato a cui nessuno può e deve fare ritorno. Infatti l'America non è terra per gli dèi.

La trama del romanzo può essere sintetizzata nel "lungo vagare" del protagonista Shadow per il Midwest americano più squallido e dimenticato, via via affiancato da compagni occasionali, inusuali e "divini"; tra Wisconsin, Illinois, Kansas e South Dakota, perseguendo una missione fino alle ultime battute ignota anche a egli stesso, Shadow si destreggerà fra attese, rapimenti e misteri, alla ricerca di gigantesche giostre di paese, lavorando per agenzie di pompe funebri e pernottando in malsani motel, miserabili riserve indiane e idilliaci paesini celanti terrificanti segreti.

Il baldo Neil con una copia di American Gods
Niente è quello che sembra e il senso di perdizione e di ignoto domineranno l'animo del lettore fin dalla prima pagina, inizialmente impreparato ad identificarsi nella figura di un protagonista dai contorni troppo sfumati. Un uomo sfuggevole, apparentemente incapace di provare un qualsiasi slancio umano, dal passato incerto, dai pochi pensieri e dalla psicologia inesistente, e che infatti non prende alcun altro nome se non quello di Shadow, "ombra".
Uscito di prigione dopo tre anni, Shadow scopre che la moglie Laura è morta in un incidente stradale e che, ancor peggio, negli anni della sua assenza, aveva instaurato una relazione con il suo migliore amico, morto insieme a lei, nel bel mezzo di una performance di sesso orale. La reazione di Shadow è gelida, come può essere solo quella di un uomo che in pochi attimi scopre di non avere più un motivo per stare al mondo; ed è proprio in questo frangente che appare facile accettare la proposta di Mr. Wednesday, bevitore, truffatore, seduttore di ragazzine, che gli propone di lavorare per lui come guardia del corpo. Infatti "la tempesta è vicina", un terrificante cataclisma che in realtà è una guerra di dimensioni epiche, una battaglia  che va oltre qualsiasi conflitto umanamente concepibile: dèi antichi contro dèi moderni.

Wednesday, infatti, altri non è che Odino, il dio delle forche, Grinmir, il Padre Universale, emigrato in America come tutti gli altri dèi celtici, norreni, slavi e mediterranei, attraverso le credenze e i culti dei primi colonizzatori. Dimenticati nei loro vecchi mondi, le antiche divinità restano immortali, ma sono destinate ad un inesorabile declino fisico e morale se non nutriti dall'adorazione dei fedeli e da costanti sacrifici. I gloriosi dèi sono quindi ridotti a ombre di sé stessi e sono costretti a sopravvivere intraprendendo i mestieri più umili, come i popoli che un tempo li adoravano.

The House on the Rock (Wisconsin)
uno dei luoghi chiave di American Gods
Ma altri pericoli sono in agguato: gli idoli del nuovo millennio, infatti, vogliono scatenare la "tempesta", una terribile guerra per togliere di mezzo i loro antichi rivali una volta per tutte. Questi nuovi dèi non sono altro che la televisione, i mass media, Internet e le nuove tecnologie, bellissimi, sfavillanti e opulenti, in quanto adorati dall'intero popolo occidentale. Sono espressione della paranoia americana, del consumismo e della globalizzazione, apparentemente invincibili, ma spaventati a morte dal futuro, dalle nuove divinità che inevitabilmente li soverchieranno.

Visionario, metafisico e spirituale, American Gods si dimostra una letteratura intrigante per il suo onirico e lento vagare. La scrittura di Gaiman non lascia nulla al caso e ogni assurdità verrà a tempo debito spiegata. La lettura scorre affascinante, ma intorpidita dalla, a volte, eccessiva pesantezza del percorso narrativo, eredità dell'esordio fumettistico dell'autore che, in mancanza di tavole illustrative, si dilunga in descrizioni e divagazioni.
Il genio e l'inventiva di Gaiman sono, tuttavia, oltremodo indubbie; il dipinto onirico realizzato da Gaiman, che ci illustra la realtà moderna, fondata sulla contrapposizione fra vecchio e nuovo, materialismo e spiritualità, per poi ricavarne l'essenza, è indimenticabile.Un'opera da avere in libreria e un autore da monitorare.

•Gli Dèi.
Come già scritto, gli dèi sono i principali protagonisti di American Gods

«Venendo in America la gente ci ha portato con sé. […] Siamo arrivati fin qui viaggiando nelle loro menti, e abbiamo radici. Abbiamo viaggiato con i coloni, attraversato gli oceani, verso nuove terre. […] Ben presto la nostra gente ci ha abbandonato, ricordandosi di noi soltanto come creature del paese d'origine, creature che credevano di non aver portato nel nuovo mondo. I nostri fedeli sono morti, o hanno smesso di credere in noi, e siamo stati lasciati soli, smarriti, spaventati e spodestati, a cavarcela con quel poco di fede o venerazione che riuscivamo trovare. […] Vecchi dèi, in questa nuova terra senza dèi.»

Il puzzle narrativo di Neil Gaiman, tuttavia, troppo spesso impedisce al lettore di percepire chiaramente di quale divinità si sta parlando o a quale pantheon occorre riferirsi, per cui è opportuno stilare un elenco dei principali idoli che compaiono nel corso della lettura, per una migliore comprensione.

Odino as Wednesday.
Co-protagonista insieme a Shadow, Mr. Wendsday si rivelerà la divinità norrena Odino, dio della guerra, della magia, della sapienza e della poesia. Figlio di Borr, è il Padre Universale, creatore di altre divinità come Thor, Baldr e Vàli.
In American Gods sarà proprio Odino ad arruolare le antiche divinità per combattere la guerra finale, in accordo con la mitologia nordica che lo vede guida degli dèi e degli uomini contro le forze del caos durante la fine del mondo, nella quale il dio sarà ucciso inghiottito dal terribile lupo Fenrir.
Odino si presenta in questo modo a Shadow:
«Mi chiamano Felice-della-Guerra, Spietato, Furore e Terzo. Sono Monocolo, l'Altissimo, e colui che Vede il Vero. Mi chiamano Grinmir, sono l'Incappucciato. Sono il Padre Universale, e sono Gondlir, portatore del bastone. Ho tanti nomi quanti sono i venti, tanti titoli quanti sono i modi per morire. I miei corvi sono Hugin e Munin, Pensiero e Memoria; i miei lupi sono Freki e Geri; il mio cavallo è la forca.»

Anansi as Mr Nancy.
Anansi è una delle divinità più importanti appartenenti alla mitologia delle popolazioni occidentali dell'Africa. E' a metà strada fra il dio ingannatore e l'eroe culturale. Viene sovente descritto come un ragno gigantesco, un uomo con tre paia di braccia o una combinazione dei due. Per questo motivo spesso viene ricordato come il dio ragno.
Shadow lo descrive in questo modo:
«[...] e allo stesso tempo, nello stesso punto, vedeva un ragno ingioiellato grande come un cavallo, gli occhi una nebulosa smeraldina, che lo fissava tronfio e impettito, e contemporaneamente un uomo di altezza incredibile con la pelle color tek e tre paia di braccia […] e vedeva anche un ragazzino nero vestito di stracci, il piede sinistro gonfio e pieno di mosche; per ultimo, dietro tutte queste cose, Shadow vedeva un minuscolo ragno nero nascosto sotto una foglia appassita d'ocra.»

Anubi as Jacquel.
Anubi nella reincarnazione terrena di American Gods esegue autopsie, come  in tempi remoti si occupava dell'imbalsamazione dei morti. Prima divinità dell'Oltretomba, proteggeva le necropoli e accompagnava l'anima del defunto davanti al tribunale supremo degli dèi, come recitato nel Libro dei Morti.
Anubi viene sovente raffigurato come un uomo gigantesco dotato di una lugubre testa di sciacallo.




Thot as Mr. Ibis.
Il Signor Ibis, che Shadow incontra a Cairo (Illinois) insieme a Jacquel, è in realtà la divinità egizia con la testa di ibis Thot. Insieme a Jacquel dirige un efficentissima agenzia di pompe funebri.
Secondo la mitologia Thot è la divinità della luna, della sapienza, della scrittura e della magia. Segretario e visir di Ra, è patrono di tutti gli scribi e, infatti, in American Gods tiene un taccuino in cui raccoglie le testimonianze dell'arrivo di ogni divinità nel continente americano. Quattro suoi racconti intervalleranno la lettura del romanzo.


Chernobog.
In questo caso la divinità e l'incarnazione umana hanno lo stesso nome. Misconosciuta e antichissima divinità slava, Chernobog è un dio oscuro e maligno, che uccide con il suo martello. Non a caso, in American Gods verrà presentato come ex-uccisore di bovini, prima del macello. E' un dio bivalente, che presenta la propria controparte positiva nel "fratello" Bielebog.





Eostre as Easter.
La dea germanica Eostre viene descritta come una donna formosa, dai capelli candidi e dell'età indefinibile. Secondo la mitologia è la divinità simboleggiante il rinnovarsi della vita, della primavera e della fertilità. Da essa deriva la liturgia tradizionale della Pasqua. Infatti i popoli che l'adoravano erano soliti ad identificarla con la lepre per la rapidità di riproduzione dall'animale (da qui il coniglio pasquale) e, durante la sua festa, uova, prima di serpente o poi di gallina, venivano decorate e poi regalate come simbolo di fertilità.


Leprechaun as Mad Sweeney.
Il leprechaun è una sorta di gnomo, dai capelli rossi e dall'abito verde, tipico del folklore irlandese, dedito alle burle e agli scherzi. Secondo la tradizione i leprechaun sono creature innocue e schive, calzolai del popolo delle fate e possessori di ricchezze smisurate; se catturati spesso rivelano il luogo in cui sono nascosti i propri tesori, ma in seguito trovano il modo di confondere chi ha ottenuto tale informazione, in modo subdolo e scaltro, proteggendo il proprio oro in extremis.
Mad Sweeney è descritto da Gaiman come uno spiantato ubriacone, grande bevitore di whiskey e altri alcolici, ma mai di birra irlandese. E' in grado di eseguire giochi di prestigio, facendo comparire dal nulla monete d'oro, per poi farle svanire magicamente nell'aria.


La Regina di Saba as Bilquis.
Bilquis non interviene mai nelle avventure di Shadow, ma possiamo seguire le sue vicende in una sorta di storia parallela. E' la reinvenzione del leggendario personaggio della Regina di Saba, citata nel primo libro dei Re, nel secondo libro della Bibbia, nel Corano e nel Kebra  Nagast, libro sacro della tradizione etiope.
In American Gods è rappresentata come una prostituta che "batte" per le periferie di Los Angeles sfruttando i proprio clienti che, grazie all'atto sessuale, si ritrovano ad adorare la dea che letteralmente li inghiottisce assorbendone l'essenza, mantenendosi in questo modo giovane e bellissima.

Vi sono molte altre divinità citate da Gaiman, che dimostra una documentazione in merito molto efficace e approfondita. Fra i vari personaggi compaiono anche Loki il dio del caos (mitologia norrena), la dea Kalì (mitologia induista), Wisakedjiak e John Chapman (mitologia dei nativi americani), le tre sorella Zarya (mitologia slava), Bastet e  Horus (mitologia egizia) e perfino Gesù che se la passa piuttosto bene, visto la moltitudine di fedeli, ma che in Afghanistan è costretto a fare l'autostop.

•Who is NEIL GAIMAN?
Neil Gaiman (Portchester, 1960)
Neil Richard Gaiman (Portchester, 1960) giornalista, scrittore, sceneggiatore di fumetti, ma anche televisivo e radiofonico.
Padre di tre figli e padrone di sette gatti, comincia la sua carriera come giornalista. Scrive racconti di fantascienza per riviste erotiche e sceneggiature per fumetti. Arriva alla Dc Comics durante l'invasione britannica degli anni '80 e debutta con Black Orchid un'oscuro personaggio del Dc Universe che Neil trasforma completamente. Ottiene la consacrazione come sceneggiatore di fumetti grazie a Sandman, noto personaggio della linea Vertigo, sotto-etichetta della DC Comics. Il numero 19 di The Sandman dal titolo "A Midsummer Night's Dream" vinse il premio Nebula nel 1990, come miglior racconto breve di fantascienza.
Gaiman ha scritto anche romanzi, sceneggiature televisive, favole e storie per l'infanzia, drammi radiofonici e testi per canzoni. Tra i suoi romanzi si ricordano Neverwhere, nato come serie televisiva, edito in Italia da Fanucci con il titolo di Nessun dove, Stardust, anche questo uscito per la Magic, e Good Omens, scritto a quattro mani con Terry Pratchett. Molte delle sue storie brevi sono state raccolte in Smoke and Mirrors: Short Fictions and Illusions. Il suo ultimo romanzo, American Gods, pubblicato da Mondadori, viene premiato con un Hugo quale miglior romanzo.

•Curiosità.
1 Da qualche mese circola in rete, e non solo la notizia, dell'imminente realizzazione di un film tratta proprio da American Gods. Le notizie sono ancora molto incerte, ma pare che Gaiman abbia già venduto i diritti per il progetto e che presto incontrerà il regista per definire le potenzialità della pellicola. Incrociamo le dita! Per maggiori informazioni vi rimando a comingsoon.net.
2 American Gods, oltre ad essere acclamato da pubblico e fan di Gaiman, ha ricevuto numerosi apprezzamenti anche dalla critica, in particolare aggiudicandosi i prestigiosi Nebula Award e Hugo Award.

domenica 3 aprile 2011

•NAIL: Nuovi amici in libreria (Aprile 2011)

1 Titolo: Il tormento e l'estasi
       Autore: Irving Stone
       Editore: Corbaccio (I grandi scrittori)

"I miei lineamenti non sono ben disegnati", pensò il fanciullo tredicenne, immerso in una seria concentrazione. "La testa è sproporzionata, con la fronte che sopravanza la bocca e il mento. Qualcuno avrebbe dovuto usare un filo di piombo." Così comincia la biografia romanzata del grande Michelangelo, la storia della sua vita tormentata e burrascosa, segnata da sofferenze e umiliazioni ma anche da grandi trionfi. Il suo amore per Vittoria Colonna, la sua passione per il marmo, il tormento di fronte al blocco informe, l'estasi per la vita infusagli. Il Davide, la Pietà, il Mosè, la Cappella Medicea, la volta della Sistina e il Giudizio universale, la Basilica di San Pietro, la Pietà Rondanini.

Perché ho acquistato questo libro?

La prima volta che vidi questo libro era nelle mani di un mio carissimo amico che, completamente assorto e appassionato dalla lettura, si portava il consistente tomo (843 pagine!) a scuola, per leggere nelle pause fra una lezione e l'altra. L'entusiasmo con cui me ne parlava mi fecero immediatamente innamorare di questo libro, data anche la mia viscerale passione per l'arte, per i personaggi oscuri e controversi e per le biografie storiche. Insomma, quel libro doveva essere mio! Sfortunatamente quando mi decisi a comprarlo lo trovai fuori catalogo, per cui immaginatevi la mia gioia nello scoprire che la Corbaccio aveva deciso di ripubblicarlo dotandolo addirittura di una nuova veste grafica. Non ho perso tempo e l'ho acquistato, nonostante il prezzo non molto accessibile (20euro!).

2 Titolo: Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi.
       Autore: Zygmunt Bauman
       Editore: Laterza (Economica Laterza)

"La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale. In una relazione, puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia". I protagonisti di questo libro sono gli uomini e le donne nostri contemporanei, che anelano la sicurezza dell'aggregazione e una mano su cui poter contare nel momento del bisogno. Eppure sono gli stessi che hanno paura di restare impigliati in relazioni stabili e temono che un legame stretto comporti oneri che non vogliono né pensano di poter sopportare.

Perché ho acquistato questo libro?

Il sottotitolo, in questo caso, spiega tutto. Sto attraversando un periodo molto particolare della mia vita, sia dal punto di vista umano che sentimentale, definibile molto chiaramente con la parola "fragile". Per cui questo saggio mis-sconosciuto, che avevo adocchiato da tempo, ha trovato il suo momento di entrare a far parte della mia libreria. Non so se lo leggerò subito o lo lascerò un pò decantare aspettando un momento di ispirazione. L'importante è che ci sia e questo è già un conforto!

3 Titolo: Ancora dalla parte delle bambine
       Autore: Loredana Lipperini
       Editore: Feltrinelli (Universale Economica. Saggi)

Le eroine dei fumetti le invitano a essere belle. Le loro riviste propongono test sentimentali e consigli su come truccarsi. Nei loro libri scolastici, le mamme continuano ad accudire la casa per padri e fratelli. La pubblicità le dipinge come piccole cuoche. Le loro bambole sono sexy e rispecchiano (o inducono) i loro sogni. Questo è il mondo delle nuove bambine. Negli anni settanta, Elena Gianini Belotti raccontò come l'educazione sociale e culturale all'inferiorità femminile si compisse nel giro di pochi anni, dalla nascita all'ingresso nella vita scolastica. Le cose non sono cambiate, anche se le apparenze sembrano andare nella direzione contraria. Ad esempio, libri, film e cartoni propongono, certo, più personaggi femminili di un tempo: ma confinandoli nell'antico stereotipo della fata e della strega. Sembra legittimo chiedersi cosa sia accaduto negli ultimi trent'anni, e come mai coloro che volevano tutto (il sapere, la maternità, l'uguaglianza, la gratificazione) si siano accontentate delle briciole apparentemente più appetitose. E bisogna cominciare con l'interrogarsi sulle bambine: perché è ancora una volta negli anni dell'infanzia che le donne vengono indotte a consegnarsi a una docilità oggi travestita da rampantismo, a una certezza di subordine che persiste, e trova forme nuove persino in territori dove l'identità è fluida come il web.



Perché ho acquistato questo libro?
Altro saggio "puntato" da tempo, ho colto l'occasione al balzo scoprendo per caso che la Feltrinelli lo aveva ripubblicato in versione economica. Sono molto sensibile all'argomento trattato, che mi appartiene e mi interessa fortemente. E' l'inizio di un percorso di lettura personale, molto costruttivo, che partirà da questo saggio per approdare poi in altri lidi, come quelli di Sii Bella e stai zitta di Michela Marzano o Il corpo delle donne di Lorella Zanardo, per non dimenticare il recentissimo Non è un paese per vecchie, sempre della Lipperini!


4 Titolo: Grotesque
       Autore: Natsuo Kirino
       Editore: Neri Pozza (Bloom)

Due prostitute di Tokyo, Yuriko e Kazue, sono state uccise, e la loro morte ha lasciato un mistero che va oltre la necessità di scoprire il loro assassino. Chi erano queste due giovani donne, quali eventi hanno condotto la loro vita verso un destino tremendo? La sorella maggiore di Yuriko racconta parte della storia tornando indietro nel tempo, quando le due ragazze uccise erano studentesse di una scuola prestigiosa dominata da una rigida gerarchia sociale. Una è figlia di madre giapponese e di padre svizzero, dotata di bellezza quasi sovrannaturale che le rende tutto facile, l'altra deve invece lottare per ogni risultato, forte di una caparbia determinazione, mai del tutto consapevole della propria costante impopolarità. Nel corso degli anni le loro esistenze si scontrano con le convenzioni sociali, perché entrambe scoprono che per essere davvero libere dovranno trasformarsi in donne "grottesche", mostri di perversione ed eccessi, di irriducibile volontà di indipendenza.


Perché ho acquistato questo libro?

Ho una smodata passione per la letteratura e la cultura giapponese in generale. Natsuo Kirino è un'autrice che manca nella mia libreria e ho deciso di celebrare la sua comparsa con uno dei suoi romanzi più consistenti e discussi, anche se non fra i più conosciuti. Molti appassionati hanno trovato la lettura abbastanza ostica non solo per il volume (928 pagine!), ma anche e sopratutto per i contenuti e l'attitudine cinica e disperata che domina l'intera vicenda. Io amo le sfide e sono ben contenta di intraprendere questo inquietante e grottesco viaggio insieme alle protagoniste di Grotesque! Forse avrei dovuto cercare un approccio un pò più "soft" con l'autrice, magari attraverso Le Quattro Casalinghe di Tokyo, Morbide Guance o Real World, ma constatando che Grotesque era andato fuori catalogo per diversi mesi e temendo di non trovarlo più in commercio, ho deciso di acquistarlo immediatamente ritornato disponibile!

5 Titolo: Precious
       Autore: Sapphire
       Editore: Fandango Libri

Con il suo linguaggio illetterato e sconnesso, Claireece Precious Jones racconta la sua storia. Ha 16 anni ma ne dimostra almeno 30, è nera, povera e grassa. A scuola, dove si reca testardamente ogni giorno, è preda degli scherzi cattivi dei compagni per la sua mole e perché è rimasta indietro nelle classi. Tutti la credono ritardata e si disinteressano di lei finché non si accorgono che è incinta e la puniscono con l'espulsione. Precious è incinta, per la seconda volta, di suo padre: a 12 anni ha messo al mondo una bambina down, frutto dell'incesto. Sua madre non è da meno: gelosa, la schiavizza abusando a sua volta sessualmente di lei. Ma Precious, pur semianalfabeta, è intelligente, curiosa, percettiva: la sua ostinazione a continuare gli studi è in qualche modo dettata dalla coscienza che l'istruzione è la chiave per sfuggire alla violenza e all'emarginazione, è ciò che la renderà visibile al mondo, non più "una macchia di unto nero da lavare via". La sua insegnante, Miss Rain, le insegnerà a leggere e a scrivere incitandola a tenere un diario. È l'inizio di un inferno, ma anche di una redenzione: le prime, incerte parole che Precious faticosamente mette insieme compongono un quadro di indicibile violenza e povertà, ma nello stesso tempo materializzano sogni, sentimenti e desideri. Sapphire, pseudonimo di Ramona Lofton, è un'autrice americana. Ha insegnato per dieci anni a leggere e scrivere nelle scuole di Harlem e del Bronx: da questa esperienza scaturisce la materia di questo suo primo romanzo.


Perché ho acquistato questo libro?

Questo romanzo era introvabile in Italia fino a qualche tempo fa, precisamente fino a quando la Fandango non ne acquisisce i diritti e decide di pubblicarlo. Lo aspettavo con grande trepidazione e finalmente mi sono decisa ad acquistarlo. La prima volta che ho sentito parlare di Clareece "Precious" Jones era circa un anno fa, in occasione degli Oscar, quando l'attenzione del mondo era puntata sulla giovanissima Gabourey Sidibe candidata all'oscar come Migliore Attrice Protagonista a fianco di personalità di alto calibro come Meryl Streep e Sandra Bullock (l'effettiva vincitrice). Non ho ancora avuto l'occasione di vedere il pluri-premiato film tratto da questo libro, per cui ho deciso di testare personalmente l'origine della drammatica storia di Precious che ha commosso e continua a commuovere l'America e il mondo intero. Spero che la narrazione di Sapphire sappia mantenere le aspettative.

6 Titolo: Racconti di pioggia e di luna
       Autore: Ueda Akinari
       Editore: Marsilio (Mille gru)

Nove storie di fantasmi nelle quali Ueda Akinari (1734-1809) riprende spunti cinesi e motivi del folclore, del romanzo e del teatro giapponesi, rielaborandoli in situazioni originali. Ma questi elementi sono solo parte dell'intuizione poetica e della capacità dell'autore di trasformare le sue sue storie in racconti dove il ricorso al soprannaturale è soprattutto in funzione estetica, la paura è mitigata dalla poesia, e quando "cantano i fagiani e combattono i draghi" il brivido dell'orrore si accompagna all'emozione della bellezza.

Perché ho acquistato questo libro?

Tanto per non smentirsi, un altro acquisto "nipponico". Era da tempo memorabile (almeno due o tre anni) che desideravo questo libro, ormai introvabile, perla rarissima e splendente della storica tradizione letteraria giapponese. Chissà se un giorno riuscirò ad avere fra le mie mani Racconti della pioggia di primavera in modo da completare il "dittico Akinari". Per adesso mi accontento di annoverare nella mia collezione questa meraviglia. Sia benedetta la Marsilio e la collana Mille Gru! :P

7 Titolo: Le vie dei canti
       Autore: Bruce Chatwin
       Editore: Adelphi (Gli Adelphi)

"La domanda cui cercherò di rispondere è la seguente: Perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all'altro?" (Bruce Chatwin a Tom Maschler, 1969).

Perchè ho acquistato questo libro?

Come forse ho già avuto occasione di dirvi amo la letteratura di viaggio, in particolare quella che tratta di luoghi lontani e inaccessibili. Una delle soddisfazioni maggiori che traggo dalla lettura, infatti, è quella di scoprire mondi e culture che non mi appartengono, viaggiare, anche solo con la mente, e potermi arricchire di nuove conoscenze ed esperienze. Bruce Chatwin costituisce un must da questo punto di vista e Le vie dei canti  è, forse, uno dei suoi romanzi/saggi più conosciuti. Per cui ho deciso di iniziare la conoscenza di questo scrittore partendo dall'Australia, dai boschi di eucalipto e dalle imperiture tribù di indio aborigeni.

8 Titolo: L'amaca rossa
       Autore: Jean-Luc Payen
       Editore: E/O (Dal Mondo)

Luc vive in una casa piena di animali con una madre sciamannata, un patrigno prepotente, una sorella mite e un fratello scapestrato. Costruiscono la casa sugli alberi, ascoltano dischi, assistono alle assordanti scenate coniugali e, divertimento supremo, bighellonano in scorribanda nella fabbrica di clacson di famiglia. Sfilano gli anni e si susseguono i piccoli e grandi eventi della vita: si scopre l'orrore nei racconti della nonna reduce di Auschwitz, si guarda dalla finestra il maggio '68, eterno rimpianto di chi è troppo piccolo per poter partecipare, si parte per il Sudamerica a conoscere una moltitudine di zii e cugini emigrati. E poi un brutto incidente di salute, gli amori, le scelte esistenziali... Fino all'amaca rossa del titolo, la tentazione sempre costante di dare le dimissioni da tutto e rintanarsi nel dolce far niente. Tutto questo in uno stile pacato, ma anche con brio e a tratti con poesia. Con piacere si accompagnano i protagonisti nella loro quotidianità, con divertimento e partecipazione se ne seguono le vicende nel corso degli anni, quasi con serenità si guarda a questo libro una volta calato il sipario.

Perché ho acquistato questo libro?

In realtà non c'è un vero perché, in quanto questo libro mi è stato inaspettatamente regalato (dalla mia mami♥). Ammetto la mia ignoranza scrivendo di non aver mai sentito parlare di questo autore, né tanto meno di questo libro. Ma sono in parte giustificata: sebbene in patria (Francia) Payen sia molto conosciuto, L'amaca rossa è il suo esordio in Italia, oltretutto fresco fresco di stampa. La trama mi incuriosisce molto e non vedo l'ora di imparare a conoscere questo nuovo autore che, dalle premesse, promette davvero bene. 
[Il libro ha un odore adorabile. Adoro il profumo della carta appena stampata!] 

sabato 2 aprile 2011

•Anteprima: BARBARA BARALDI - La bambola dagli occhi di cristallo

Cover Italiana de La Bambola dagli Occhi di Cristallo
(Castelvecchi)
«Le dita infilate nel guanto di raso nero battono sul tavolo e riempiono la stanza di un suono basso. Una melodia soffocata che si perde nel vuoto intorno a lei. Che aspetta.»
Un altro post! Concedetemelo: è il giorno di inaugurazione del blog!
Questa volta voglio parlarvi di un anteprima che non ho visto (stranamente!) pubblicizzata in nessun blog che seguo: si tratta de La bambola dagli occhi di cristallo di Barbara Baraldi.
Per gli appassionati del genere e i fans di Barbara, questo titolo non dovrebbe suonare nuovo... bravi geeks, non vi state sbagliando!
Infatti questo nuovo succulento romanzo, dalla copertina inquietante anche se non molto originale (Paranormal Activity docet!), che uscirà nelle nostre librerie il 6 Aprile grazie alla casa editrice Castelvecchi non è altro che il remake di un racconto breve dall'omonimo titolo pubblicato dalla Mondadori nel lontano 2008 e, attualmente, introvabile in commercio. Quindi se possiedi una copia della vecchia edizione in scala di grigi targata Giallo Mondadori, bene... sei un figo! E' un pezzo rarissimo, quindi ti consiglio di tenertelo stretto!
La Bambola dagli occhi di cristallo 2011 version, non solo è ampliata di ben 50 pagine (per un totale di 224), ma è stato revisionata e modificata dall'autrice nelle parti già esistenti, per portare alla luce un prodotto molto più completo e maturo!
Aneddoto interessante: prima di essere pubblicato in Italia La Bambola è già stato testato dai lettori anglosassoni con il titolo di The girl with the crystal eyes (eh, ma và!) riscuotendo un discreto successo, tanto da annoverare Bologna (città dove il thriller è ambientato) fra le "Top 10 Crime Location". Lo scrittore e editor Maxim Jakubowski sulle pagine del The Guardian, infatti, afferma: «Le città italiane non sono solo chiese e monumenti mozzafiato. Il serial killer della Baraldi è agghiacciante alla maniera dei “gialli” di Dario Argento e trasforma gli acciottolati di Bologna in una cupa sinfonia da brivido. L’intera città si trasforma in un universo gotico di ombre al calar della notte, un posto in cui Hannibal Lecter e Hitchcock si sentirebbero a casa.»
Meglio di così, cosa si può volere!


SINOSSI (fà più figo di "trama")
Promo de
La Bambola dagli occhi di Cristallo
Tra le tortuose vie del centro o sotto i portici, a Bologna nulla è davvero come sembra. Le notti dell’ispettore Marconi, un giovane sbirro con l’istinto di un mastino, lo confermano. Davanti agli occhi dell’investigatore, scene di inaudita violenza: feroci delitti che non offrono nessun indizio se si esclude il sesso delle vittime – rigorosamente uomini – e strane impronte di tacchi a spillo rinvenute vicino ai cadaveri. Mentre sale la tensione, le indagini avvolgono l’ispettore Marconi e la sua squadra in una spirale di eventi: un torbido vortice di passioni che lega alla morte i locali più glamour della città delle Torri. Soltanto Viola, una giovane medium tormentata dalle sue visioni e da un fidanzato violento, compromesso con la droga, appare in grado di squarciare il velo del letale mistero che insanguina Bologna: un gioco perverso dove la vita si confonde con il suo opposto e dove la seduzione diventa un’arma affilata come la scrittura di Barbara Baraldi, regina indiscussa del nuovo romanzo gotico italiano.


Who is BARBARA BARALDI?

Barbara Baraldi

Barbara Baraldi è soprannominata «la regina del gotico italiano».
I suoi romanzi sono tradotti in vari paesi stranieri, tra cui gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Germania.
Il suo esordio in narrativa avviene col romanzo «La ragazza dalle ali di serpente» (Zoe, 2007), pubblicato sotto pseudonimo e di grande successo negli ambienti alternativi. Per PerdisaPop, in una collana a cura di Luigi Bernardi, già fondatore con Carlo Lucarelli della collana Einaudi Stile Libero Noir, esce nel 2007 la fiaba oscura «La collezionista di sogni infranti» a cui segue nel 2009 «La casa di Amelia».
Tra il 2006 e il 2009 vince alcuni premi letterari, tra cui il Mario Casacci (2006 e 2007), Orme gialle (2009) e il prestigioso Gran giallo città di Cattolica nel 2007. Nel 2008 «La collezionista di sogni infranti» è finalista nella cinquina del pubblico al Premio Scerbanenco.
Il romanzo «La bambola di cristallo» (Il Giallo Mondadori, 2008) la consacra come rivelazione del thriller gotico italiano, ed è pubblicato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti dall’editore di best seller John Blake. Il seguito «Bambole pericolose» esce a febbraio 2010 nella collana “Il Giallo Mondadori”.
Il suo romanzo «Lullaby – La ninna nanna della morte» inaugura nel marzo 2010 la nuova collana Le Torpedini dell’editore Castelvecchi.
«Scarlett» (Mondadori), urban fantasy/supernatural romance ambientato a Siena, esce a maggio del 2010 nella collana Shout dedicata agli Young adults; prima ancora della sua uscita italiana, il romanzo è stato venduto all’estero.
Nel 2010 è stata protagonista del film «Italian noir» insieme a Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Giancarlo de Cataldo e Carlo Lucarelli.

•Recensione: SAM SAVAGE - Firmino: avventura di un parassita metropolitano



Copertina Italiana Firmino (Einaudi)
Indecisa sull'argomento da trattare nel primo post del blog e vogliosa di sperimentare, vi presento il libro che ho terminato di leggere giusto ieri sera, ovvero "Firmino: Avventura di un parassita metropolitano" di Sam Savage, romanzo d'esordio e autentico best-seller.
La storia della sua nascita è curiosa: edito per la prima volta nel 2006 dalla casa editrice no-profit Coffee House Press, che ne stampò inizialmente solo un migliaio di copie, finì per trasformarsi in un autentico caso letterario. Accolto da critiche e entusiasmi da parte di stampa e pubblico (pubblicato in Italia da Einaudi - Stile Libero, con più di 400.000 copie vendute in brevissimo tempo), in patria conquista premi letterari a cascata:
Miglior Libro dell'Anno dall'American Library Association
Miglior Esordio da Barnes and Noble
Miglior Debutto dal Library Journal
Insomma, una clamorosa escalation di successi e conquiste per un libro d'esordio.
Quello che, a questo punto, sorge spontaneo chiedersi è come un libello di neppure 200 pagine, scritto da un ex-professore di filosofia quasi settantenne in una notte di veglia e inizialmente pubblicato senza nessuna particolare aspettativa, possa conquistare il mondo dell'editoria internazionale in così breve tempo.
Cerchiamo di scoprirlo.

Who is SAM SAVAGE?
Sam Savage (Camden,1940)
Sam Savage: ex-professore di filosofia, insegna per qualche tempo infelicemente a Yale, senza intravedere nessun radioso futuro per la propria scelta professionale. Infatti, come riportato nella biografia dell'ormai defunto sito dell'autore, gli anni '70 erano quel malaugurato periodo dove "non esistevano veri problemi filosofici, ma solo veri puzzle linguistici". Abbandonato l'insoddisfacente mondo dell'insegnamento, Savage  ritorna nel Sud Carolina, sua terra madre, e si dedica alla più umile delle vite nella piccola McClellanville (400 abitanti), dove abiterà per ben 23 anni, lavorando come falegname prima, come pescatore poi e infine come grafico di pressa. Il sostentamento economico gli deriva da un'eredità in costante e precipitosa diminuzione, mentre lo spirito trova ristoro e speranza nell'attività di scribacchino, esercitata nei momenti di bonaccia fra una fatica e l'altra. Fra tentativi e insuccessi scrive diversi libercoli, che però incontreranno vita breve. Nel 2003 ritorna al Nord, questa volta a Madison nel Wisconsin dove tutt'ora vive e dove la favola amara di Firmino viene data per la prima volta alle stampe.

Firmino: avventura dolce-amara di un parassita metropolitano
Firmino by Fernando Krahn


«Tutta la vita ho battagliato con la scrittura, 
e non c'è niente che abbia affrontato con più coraggio
 - sì, questa è l'espressione esatta, coraggio


Firmino è l' "uomo pelo", il topo civilizzato, il ributtante mostriciattolo umanizzato, sintesi dell'artista avido e del lettore incompreso che sognano un mondo diverso, ma non hanno le possibilità (o il coraggio) di attuarlo. Teme di essere guardato, ma non di guardare. E' perfettamente consapevole di ciò che è: istruito, colto, geniale e un tantino pervertito; tredicesimo figlio di una pantegana alcolizzata, cresce nella solitaria consapevolezza della propria diversità, alla perenne ricerca del "tredicesimo capezzolo". E' proprio questa lucidità ad arrecargli dolore, ponendolo davanti alla sua abissale disparità: una testa troppo grande per essere sostenuta da un corpo troppo fragile, un'intelligenza smisurata contrapposta alla beata ignoranza degli altri ratti, un animo fondamentalmente umano, ma incapace di esprimersi come tale. Non sente la natura "rattesca" scorrere nelle sue vene, non percepisce il pulsare dell'istinto di auto-conservazione: preferisce ammirare le Bellezze nude del grande schermo, glabre e magnifiche, piuttosto che avventarsi sulla prima topastra di passaggio e accoppiarsi. Questo malessere, manifestato in ogni frammento della storia di Firmino, dal tentativo di provare a parlare e cantare -concretizzatosi solo in qualche stridente e sgraziato squittio- fino a quello di comunicare con gli umani, accompagna il lettore di pagina in pagina.
Lo spleen e le mal de vivre regnano sovrani in tutta la lettura, che unisce chiaroscuri burtoniani, a una lenta e sfumata narrazione da cinema muto, con vaghe reminiscenze dickensiane e un retrogusto sarcastico alla Daniel Pennac, il tutto, ovviamente, impastato con una valanga di classici, continuamente citati, di cui Firmino (e molto probabilmente anche Savage) si sono nutriti nel corso della loro vita.
Sam Savage scrive delicatamente, con una prosa moderna e soffusa, ma che non riesce a concretizzare appieno le aspettative del lettore, preceduto da una valanga di commenti e recensioni entusiastiche: la lettura procede lenta e imperfetta e non aggiunge niente di veramente originale al diffusissimo e ricorrente topos del "topo di biblioteca".
Scollay Square nel 1880
L'aspetto più interessante è senza dubbio l'ambientazione: una fumosa e uggiosa Boston degli anni '60, dipinta dal microscopico punto di vista di Firmino, che intravede la fine del mondo nella distruzione -realmente avvenuta- del quartiere di Scollay Square. Le vicende si dipanano in un micro-cosmo di rovine e decadenza, ma che agli occhi di un ratto appaiono il miglior mondo in cui nascere e vivere; dalla Casa del Prurito (al lettore il piacere di scoprire di cosa si tratta!) al seminterrato della libreria di Shine, dall'appartamento di un artista bohémien sulla via del tramonto fino all'imponenza gotica dell'Old Howard Theater, Firmino conduce il lettore nella malinconia di un universo in declino, dove la bellezza del passato cede drammaticamente il passo all'imponente modernità, incarnata in un nuovo e impietoso piano edilizio.

La Polemica: TOPI VS TARME

Marta la Tarma by Luca Dalisi
Credo sia opportuno fare un accenno anche alle polemiche seguite all'arrivo in Italia di Firmino. Infatti tale Claudio Ciccarone, 48 anni, giornalista e operatore del TG3 Campania, nel 2008 avanzò contro Savage l'accusa di plagio con conseguenze legali, riferendosi alla propria opera pubblicata otto anni prima dal titolo "La Bibliotecaria: la vera storia di Marta la Tarma", per l'occasione ri-pubblicato -sempre nel 2008- dalla Fanucci.
Firmino è un topo che inizia a nutrirsi di libri fino al punto da iniziare ad amare spasmodicamente la lettura e, di conseguenza, sviluppando una notevole affinità verso la specie umana. La storia imbastita da Ciccarone è pressoché identica, con una tarma invece che un topo come protagonista. Le somiglianze diverrebbero ancora più marcate confrontando perfino i più apparentemente insignificanti e marginali particolari della trama: in entrambi i libri, infatti, si parlerebbe di attrazione dei protagonisti per le proprie sorelle, di fantascienza, della seconda guerra mondiale e della distruzione di un mondo.
Verità o bufala imbastita ad arte per attirare l'attenzione su un testo che, all'epoca, vendette non più di mille copie? Non mi permetto di giudicare, non avendo letto entrambi i libri e non conoscendo neppure l'esito della vicenda legale. A un occhio attento emergono numerose somiglianze: volute o frutto del caso, non sta a me deciderlo. Per maggiori delucidazioni vi rimando a questo link!

Misaki 2.0